Ho acquistato il mio primo tablet nell’ormai lontano 2010, si trattava del Asus tft101, una macchina che per i tempi si presentava come il miglior concorrente Android all’iPad. L’acquisto era stato motivato più da curiosità e voglia di “novità hardware”, che da un’effettiva necessità.
Infatti nell’arco del primo anno di utilizzo non nego il fatto che l’ho riempito di videogames e programmi curiosi, solo per il gusto di scoprire e divertirmi.
Poi pian piano, mentre scemava l’impulso della scoperta, ho cominciato ad utilizzare il beneamato device per fare ricerche, informarmi e “leggere”.
“Leggere” - direte voi - “ma io se voglio leggere un libro lo voglio di carta e non sullo schermo”.
E qui, con questa affermazione, molto condivisa dal pubblico adulto, che il tablet perde importanza e a volte risulta un qualcosa di “antipatico” e “minaccioso”.
Alla fine si tratta di abitudine e di necessità; prima compravo tonnellate di riviste e libri (vedi foto), dedicando alla loro lettura i ritagli di tempo che la vita mi “concedeva”.
Adesso con il mio beneamato device posso avere sempre con me tutto ciò che mi serve per capire, informarmi, divertirmi ed imparare, sfruttando i software preposti per annotare, segnare e confrontare ad una velocità incredibile; a mio avviso si tratta di un device potente che anche la pubblica amministrazione e soprattutto il sistema scolastico dovrebbe integrare al più presto. Basta pensare all’esborso che ogni anno devono affrontare le famiglie italiane per i libri di testo che spesso dopo un anno di utilizzo, vuoi perché non più aggiornati, vuoi perché troppo rovinati vengono mandati al macero con spreco di risorse e denaro, mentre basterebbe un tablet per alunno e una manciata di app apposite.
Ovviamente il libro rimane un medium importante, soprattutto quando si parla di edizioni prestigiose come libri d’arte e pubblicazioni pregne di disegni e immagini che uno schermo difficilmente può sostituire.